Thursday 28 January 2010


Da ragazzini la vita non è facile. E poco importa se una volta che cresci vengono millantate le tue imprese al pari di un Varenne umano che galoppa, trotta e sbrindella cavalle. Sotto sotto si sa che almeno una volta agli sgoccioli della pubertà le domande sull’altro sesso si abbattono inesorabili. E prima che si arrivi a riconoscere la sottilissima differenza tra quello che è vero e quello che è finzione cinematografica, pura fantascienza alle volte, deve passarne di acqua sotto i ponti.
Questa mattina ne discutevano due ragazzini in metro.
Guido, nome di fantasia, è sulla via dello stereotipo. Quello che una mattina tutto ad un tratto si risveglia emo convinto. Leggermente sovrappeso, occhialoni montatura in cobalto misto tartaruga, capelli sparati in alto e pantaloni senza cavallo che si fermano sotto il culo lasciando visibile uno spiraglio di mutanda tra la linea della cinta e l’elastico rinforzato del giubbotto. Francesco, fantasia di nome, sembra la fotocopia del ragazzino di SuperVicki (che per la cronaca no, non era Billy Corgan degli Smashing Pumpkins). Solo con più brufoli e qualche pelo di adolescenza sotto il mento. Dei due si vede subito che lo sveglio a rate, quello che ha capito tutto della vita, quello che già pasteggia a gingerino e pringles è il futuro smilzo Guido. Tant’è che è lui che tira fuori l’argomento spinoso che affligge entrambi.
“Cazzo, ma le hai viste le tette di Ale ieri?”
“Le ho viste sì. Non sono mica orbo.”
“Ma quand’è che gli son venute così grosse?”
“Forse le son cresciute in una notte. Avrà massaggiato con una crema al qualcosa e bum! Tette grosse! Un po’ come con quel preparato per i capelli che usa mio padre.”
“E funziona?”
“Non mi pare, è ancora pelato.”
“No, dicevo quella crema per le tette.”
“Ma che ne so, dicevo tanto per dire.”
“E dici che me la da’?”
“Puoi provare a chiedergliela gentilmente, ma ricordati che si vede con quel ragazzo di quinta che sembra uscito da dentro Avatar…”
“Ma poi gliela riporto! O alla peggio gliela ripago se la uso troppo!” ribatte subito Guido.
“Scusami?”
“Beh, un tubetto di crema quanto vuoi che costi?”
“Ah si, la crema…”
“E’ che me lo vedo piccolo!” sussurra guardandosi intorno. “Tu no? Io si, cazzo… ieri notte ho visto un film in rete che porca puttana…”
Quando mi appresto a scendere Guido è ancora lì tutto preso a mimare con le mani lunghezze e grandezze come un vecchio pescatore al circolo durante una partita a briscola.

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