Di tanto in
tanto mi smentisco e posto esattamente quello che avevo anticipato. Come
minacciavo giovedì con la vignetta "Anacronismi" oggi vi intratterrò
con la vita e le opere di Maurizio Cattelan.
Se la volta
scorsa davo per scontato che lo conosceste è sopratutto perché spesso si è
guadagnato trafiletti su giornali o Tg per la natura provocatoria delle sue
opere.
Per introdurvi
il personaggio rapidamente niente di meglio che rubare subito una riga alla sua
pagina di wikipedia : "È stato definito da Jonathan P. Binstock, curatore
d'arte contmporanea, come uno dei più grandi artisti post-duchampiani e un furbacchione, anche”.
Che Binstock è
un galantuomo, altrimenti avrebbe potuto dire, più sinteticamente
:"Cattelan è uno stronzo". E nessuno, tanto meno Cattelan, avrebbe trovato da ridire.
Facendo un rapido riepilogo delle sue opere pià note iniziamo da "La nona ora" Dove Woitila, colpito da un Hitler in ginocchio con le mani conserte nell'atto della preghiera. L.oV.e (libertà, odio, vendetta, eternità) una mano apera nel saluto fascita di cui tutte le dita si sono corrose ad eccezione del dito medio che rimane alzato, esposta di fronte a piazza affari. Cribbio, per la sua prima presenza alla biennale di venezia intitolò l'opera "Lavorare è un brutto mestiere" non espose nulla e anzi, affitò a pagamento lo spazio che gli era stato concesso a un agenzia pubblicitaria che lo usò per scopi commerciali durante la durata della mostra.
Cattelan è uno stronzo, ma le sue provocazioni sono gratuite solo se non si ha voglia di riflettere. E' un iconoclasta. Per chiunque abbia un briciolo di ironia le sue opere sono motivo di riflessione. Molteplici non offrono altra interpretazione che quella che l'interlocutore è disposto a offrire, mosso dall'indignazione o dalla sorpresa, la statua di Hitler ne è un perfetto esempio, ci si può indignare di fronte all'uso del personaggio che incarna il male e il buio offerti dall'ultimo secolo come renderci conto di come sia un icona del passato che, in un ottica di crescita, possiamo dimenticare e ignorare. Oppure chiederci se la sua preghiera sia sincera, se chieda di essere perdonato o dimenticato o se, eventualmente, stia tentando un ultima volta di ingannare tutti. Chissà se il saluto fascista corroso è irriverente verso il fascismo o verso i "mercati finanziari" che gli sono sopravvissuti e che ne hanno migliorato la formula. o se l'irriverenza è dei mercati verso di noi. Fluide, le opere, si affidano a noi per trovare un significato. Di volta in volta, in base all'umore e all'esperienza gliene diamo uno, dimenticandoci che domani gliene daremo un altro, magari semplicemente perché le scarpe che indosseremo avranno un tacco più alto, già dimentichi delle certezze che ci illuminavano il giorno prima.
Per chi invece perde tempo a indignarsi semplicemente perché punto sui propri pregiudizi la soluzione è rendersi conto che più che dei simboli bisogna avere timore dei fatti e che, per crescere, prima ho poi bisogna smettere di avere paura del buio.
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