Finalmente è finita. No, non parlo degli interminabili pranzi natalizi, o della notte di Capodanno con i suoi raudi e miccette fino alle sei di mattina. Né di Anna Falchi che lascia il suo Danny Montesi per il nipote di Vespa, o di Barbara D’Urso investita da un camion (in tal caso avrei esultato).
Io sono qui per celebrare la fine della tortura per le mie orecchie da parte di una canzone che ci ammorba ogni anno da almeno vent’anni in ogni casa o negozio in cui ci rechiamo, dal primo di dicembre al primo di gennaio. Canzone riconoscibilissima dall’intro con le campane e dalla voce calda e sbarazzina di quell’aborto di donna (nella foto, colta da un attacco di diarrea) con i seni così separati e flosci da finire sotto le ascelle e che nonostante questo si spara pose da sex symbol. Canzone che recita queste originalissime parole (tradotte): “Tutto quello che voglio per Nataleeeee sei tuuuuu, piccoloooooo”. Canzone che mia madre mette a ripetizione nello stereo da quando ho otto anni ogni mattina, per farmi sentire “ l’atmosfera natalizia”. Va bene un giorno o due. Ma al terzo, soprattutto se questo coincide con la sera che ho dipinto le pareti della mia città di bile e alcool, proprio no! Quindi figuriamoci se la cosa va avanti per un mese.
Fuggirle è impossibile: è ovunque.
Auguro quindi alla maledetta autrice di questo scempio, che una bestia di dimensioni chtuliane espleti i suoi mastodontici bisogni nella di lei cavità orale, cosicché le sue corde vocali siano compromesse per sempre. In alternativa almeno una jam-session interminabile in una stanza insonorizzata con Giuliano Sangiorgi. O del Bunga Bunga con Sandro Bondi.
In attesa che le mie preghiere siano esaudite, buon anno in ritardo a tutti.
Auguro all'autrice una cacata gargantuana nella di lei crapa da parte dell'unico esemplare di Pterodattilo rimasto in vita ormai da 65.000.000 di anni ... di merda ce n'è .. per intenderci !!!!!!!!
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